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Campane di San Nicolò di Celle (PG)

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ChristiαnsXXIX

Il toponimo "San Nicolò di Celle" deriva dall'unione tra il nome del santo titolare della chiesa principale, San Nicola, con il termine Celle, probabilmente riferito alla presenza di un certo numero di celle monastiche nei dintorni (come la limitrofa Sant'Angelo di Celle,    • Campane di Sant'Angelo di Celle (PG)   ). Il piccolo centro si sviluppa infatti dopo l'arrivo dei Benedettini, che disboscarono e bonificarono gli acquitrini: la toponomastica conserva memoria di quest'epoca.
Intorno al 1272, la Villa di S. Nicolò di Celle si trasforma in un "Castrum", costruito a partire da un edificio usato originariamente come spedale. La struttura antica del castello rimane oggi solo parzialmente visibile, con la porta ed il padiglione d'ingresso, essendo oramai inglobata in abitazioni private.
La chiesa principale, come detto, è intitolata a San Nicola da Bari e vanta un maestoso campanile (molto simile a quello dell'Abbazia di Montecorona,    • Campane e Abbazia di Monte Corona (PG)   ) alto 32 metri, "15 piedi più del vecchio"; l'opera fu affidata a Giovanni Battista Bombardi, stesso costruttore della chiesa, il quale cominciò i lavori il primo Settembre 1828 per terminarli in circa 4 anni. Il campanile è di forma ottagonale e la sua costruzione richiese enormi sacrifici, privazioni di ogni genere, molti offrirono gratuitamente la loro opera, altri fecero prestiti in denaro.
Ospita 5 campane di notevoli dimensioni, di cui le quattro maggiori elettrificate nel 1966.
La maggiore di esse, tra le più grandi della provincia, venne fusa da Filippo Giustiniani nel 1829; misura 1230 cm di diametro bocca per 1340 cm di altezza. Lo stesso fuse anche la seconda maggiore nel 1836.
La terza è opera di Nicolaus Agostini, datata 1788;
la quarta è dei pistoiesi Terzo ed Emilio Rafanelli, fusa intorno al 1915 assieme al piccolo sonello posto sul tetto dell'asilo.
Chiude il concerto un'antica squillina del Crescembeni perugino risalente al 1518.

L'impianto automatizzato presenta ormai diverse imprecisioni, sia dal punto di vista meccanico che da quello attinente alle tradizioni campanarie perugine; ad esempio, si noterà che i motori hanno spinta unica e andrebbero depotenziati; inoltre le campane non sono frenate e per questo le suonate durano molto (troppo) a lungo.
Ci si augura pertanto che il tutto possa essere restaurato così da farlo funzionare al meglio.



[ 35:29 ] Chiesetta della Madonna dei Pantanelli

L'interno è a navata unica, con copertura a capriate. Nella parete dietro l'altare vi è una nicchia che conserva l'affresco che le dà il nome (La Madonna dei Pantanelli) mentre nella parete sinistra si conserva un affresco raffigurante San Sebastiano; entrambe le opere sono di Scilla Peccenini, pittore attivo nel XVI secolo di cui si hanno tutt'oggi scarsissime notizie biografiche.

posted by doctbf