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⚔ Le GUERRE CIVILI e i TRIUMVIRATI - Storia dell'Antica Roma da Mario a Giulio Cesare e Ottaviano 🦅📖

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Pasticciotti

Dopo le riforme agrarie dei Gracchi, la Repubblica Romana fu interessata da un lungo periodo di guerre civili tra i sostenitori della plebe e quelli dei ricchi proprietari terrieri. Ricorda che per “guerra civile” si intende sempre un conflitto combattuto tra cittadini (cives, in latino) dello stesso stato.

Dopo la riforma dell’esercito, erano i generali a vigilare che le truppe fossero pagate. Per questo, l’esercito cominciò a diventare più fedele ai generali che alla repubblica per cui combatteva. Contemporaneamente, anche gli aristocratici e i plebei iniziarono ad affidarsi ai generali per sostenere le loro idee. Perciò i generali diventarono figure di riferimento molto importanti.

Così, nell’88 a.C. l’esercito di Caio Mario, difensore dei plebei, e quello di Lucio Cornelio Silla, che appoggiava i latifondisti, si scontrarono dando inizio alla PRIMA GUERRA CIVILE. Silla sconfisse Mario e si fece eleggere dittatore a vita.

Alla morte di Silla, si fece strada il suo successore Gneo Pompeo, che pensò di rafforzare il suo potere stringendo un’alleanza con gli uomini più influenti del momento: Caio Giulio Cesare, un democratico di nobile famiglia molto amato dal popolo e Mario Licinio Crasso, esponente dell’aristocrazia. Nel 60 a. C, queste tre influenti personalità dell’epoca formarono un triumvirato, vale a dire un “governo di tre uomini” e si spartirono le zone da governare.

Nel 59 a.C., Cesare fu eletto console e ottenne il comando dell’esercito, con cui puntò alla conquista della Gallia (Francia): in 8 anni di guerre, dal 58 al 50 a.C., egli riuscì a sconfiggere tutte le tribù galliche.
La sua popolarità, però, suscitò grandi perplessità nel Senato e fece esplodere l’invidia di Pompeo che, approfittando della morte di Crasso e supportato dal senato, si fece eleggere console unico e ordinò a Cesare di lasciare la sua carica e di congedare l’esercito prima di tornare a Roma.
Ma Cesare, con gesto di sfida, non obbedì e, attraversato il Rubicone, marciò verso Roma con i suoi soldati.
E mentre varcava in armi il fiume Rubicone, Cesare avrebbe pronunciato la celebre frase “Alea iacta est” (cioè: “Il dado è tratto”) per indicare che la decisione ormai era stata presa.
Questo gesto estremo diede inizio alla SECONDA GUERRA CIVILE

Pompeo, preso alla sprovvista, fuggì in Grecia con il suo esercito e nel 48 a. C. fu sconfitto a Farsalo, in Tessaglia. Poi si rifugiò in Egitto, dove il Re Tolomeo, per farsi amico Cesare, lo fece uccidere a tradimento su una barca. La sua testa venne portata a Cesare su un piatto d’argento come macabro trofeo di benvenuto. Tuttavia, Cesare non approvò mai l’uccisione del rivale Pompeo, del quale apprezzava il valore. Così Cesare cacciò Tolomeo dall’Egitto e affidò l’intero regno a sua sorella Cleopatra.

Cesare riprese poi la guerra contro i pompeiani, che nel frattempo erano passati sotto il comando di Marco Porcio Catone, e li sconfisse definitivamente a Munda, in Spagna per poi tornare trionfante a Roma nel 45 a.C., dove si fece nominare dittatore a vita.
Cesare era quindi il padrone assoluto di Roma, ma i senatori e gli aristocratici, che lo consideravano nemico della libertà, organizzarono una congiura contro di lui e lo assassinarono con 23 pugnalate alle Idi di Marzo, ossia il 15 Marzo del 44 a. C., proprio sotto alla statua del rivale Pompeo.
Quando Cesare, morente, si accorse che tra i cospiratori c’era anche suo figlio adottivo Bruto, tra lo stupito e l’amareggiato egli pronunciò la famosa frase: “Tu quoque, Brute, fili mi!”, ossia “Anche tu, Bruto, figlio mio”.

L’assassinio di Cesare trascinò Roma in una rivolta che il senato non aveva la forza di dominare. Così il potere passò nelle mani di tre uomini che erano stati molto legati a Cesare: Ottaviano, suo nipote nonché figlio adottivo, Marco Antonio, suo fidato generale e Marco Lepido, suo amico. Nel 43 a.C., i tre diedero vita al secondo triumvirato: uccisero gli autori della congiura contro Cesare, sedarono la rivolta e si spartirono il governo dei territori di Roma: a Ottaviano spettò il controllo di Roma e delle province d’Occidente, mentre Lepido divenne pontefice massimo, capo cioè del potere religioso. A Marco Antonio, invece, vennero affidate le province del Nord Africa, compreso l’Egitto, dove si trasferì e sposò la bella Cleopatra.
Ben presto, però si accese una profonda rivalità tra Marco Antonio e Ottaviano, che portò allo scoppio della TERZA GUERRA CIVILE, che si concluse nel 31 a. C. con la sconfitta di Marco Antonio nella battaglia navale di Azio, in Grecia.
Ottaviano, quindi, si trovò solo alla guida di Roma: egli trasformò la repubblica in un regime monarchico, concentrando nelle proprie mani tutti i poteri politici, militari e religiosi. Nell’anno 27 a.C., il senato gli conferì il titolo di Augusto che significa “degno d’onore”: finiva così la gloriosa repubblica romana e iniziava l’Impero.

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posted by puppy4y